mobbingQuesta storia che sto per raccontarvi, parla di terrorismo lavorativo, quando non si può fare altro che cercare di resistere. Questa storia è un riassunto di più di 30 anni di lavoro, di soprusi e di rinunce.

Purtroppo non potrò dare nomi e cognomi ne il nome della società in questione per non subire ritorsioni. Però tutto il resto parla di cose reali. Chi riconoscerà questa storia, saprà anche di chi sto parlando.

La società è una ditta che trasporta giornali alle edicole Romane che chiameremo con un nome di fantasia “Press”. Press è amministrata da una famiglia composta da 3 persone, il vecchio (boss) e i suoi due figli. Negli anni questa società ha cambiato più volte nome, credo per questioni legate al fisco. Press chiudeva dichiarando fallimento e tutti i suoi dipendenti circa una 50ina (da quanto ne so) erano costretti ogni volta a ricominciare il contratto lavorativo.

Di fatto Press gestisce tutto il trasporto di giornali e riviste alle edicole di tutta Roma e dintorni senza concorrenza. Ora ha anche una nuova sede, un capannone molto più grande di quello che aveva prima.

Per non pagare le tasse contributive ai dipendenti, la società assume dei cosiddetti, “padroncini”. I padroncini sono delle persone che per lavorare, sono costrette ad aprire la partita iva e ad acquistare un furgone a proprie spese. Se sei un padroncino, non hai diritto ad errori. Se scegli di fare questo lavoro, non sei in alcun modo tutelato dalla legge, perché essendo a partita iva non sei coperto dai sindacati ne tanto meno dai contratti nazionali.

Nel corso del tempo,  mi sono state raccontate storie incredibili. Vi racconto un piccolo aneddoto: una volta Press assunse una persona a partita iva, pochi giorni dopo, accadde un imprevisto di salute e non potè andare a lavoro. Da li non venne più richiamato, fu “licenziato”, ritrovandosi a pagare il furgone e le tasse della partita iva.

Quella che vi ho appena riassunto è una fra tante storie che mi sono state raccontate. Di recente, sono state mandate a casa altre 5 persone, tutti con diversi anni di servizio e padri di famiglia.  Ovviamente alla Press, non esistono sindacati.

Vi starete chiedendo che alla fine sono cose che più o meno fanno tutti in Italia per non pagare le tasse. Ma il problema non è solo questo, ma come vengono trattate le persone. In questa azienda viene fatto un lavaggio del cervello tale da far diventare vittima il lavoratore e privarlo di ogni suo diritto, pena il licenziamento.

Il lavoro

Fare questo lavoro credo sia uno dei più duri, infatti è un lavoro notturno, il quale implica una serie di sconvolgimenti del proprio stile di vita. La vostra vita cambia totalmente, si dorme di giorno e si è svegli la notte così per 30 anni. Per alcuni il turno va dalle 11 si sera alle 6 di mattina mentre per i trasportatori dall’una di notte alle 9-10 di mattina. Ovviamente non sono riconosciuti straordinari di nessun tipo, ma ovviamente se non hai finito il tuo lavoro per colpa di una testata che non arriva per tempo è colpa tua.

Alla Press…

Chi lavora alla Press, viene sfruttato, usato e privato di ogni diritto lavorativo.

Alla Press, non puoi stare in malattia, perché altrimenti rischi il posto, a meno che tu non porti il certificato del pronto soccorso.

Alla Press, non puoi decidere le ferie, le decidono tutte loro.

Alla Press, se stai male, non puoi lavorare. Quindi non servi.

Alla Press, alcuni ispettori, abusano di questo ruolo facendo compravendita di manovalanza. Del tipo: se vuoi lavorare qui, mi dai un fisso a me ogni mese. Gli amministratori lo sanno e se ne fregano.

Alla Press, non c’è alcun tipo di meritocrazia, scatti di anzianità o riconoscimenti.

Alla Press, ti fanno il favore a farti lavorare.

Alla Press, licenziarti non è un problema. Chi amministra questa società, ha talmente tanti soldi che per loro non è un problema pagare la vertenza che gli fai.  Questo è uno dei motivi più forti che spingono il lavoratore a non lamentarsi di nulla ed ad andare a lavoro anche malati.

Alla Press, il tuo contratto lavorativo è carta straccia.

Lo si può chiamare lavoro? Capisco bene che non è l’unico caso in Italia, ma è quello che mi sta più vicino. Questo terrorismo lavorativo, non deve esistere.

Colui che mi ha raccontato tutto questo lavora da più di 30 anni li dentro e non è mai stato gratificato in alcun modo, ha dovuto subire tutto e molto altro. Ora ha 65 anni, gli manca poco alla pensione.

Ora soffre di depressione, ha il diabete, è invalido, pesa 48 kg e poco fa lo stato gli ha riconosciuto la legge 104.

Ma alla Press, lo hanno minacciato, non puoi usufruire di 3 giorni al mese come dice la legge, altrimenti te ne vai a casa.

E credetemi ad 1 anno alla pensione, gli dai retta e te ne stai zitto.