Dante aveva ragione, in parte. Esistono, ma non stanno all’inferno sono tra noi.

Ignavi, sono coloro che non partecipano, che non dicono il loro pensiero, che non hanno una posizione. Dante definì questa categoria in modo molto esplicito, raffigurando in pieno personaggi che purtroppo oggi fanno parte della nostra società.

 

 

 

 

 

Essi camminano a fianco a noi sul marciapiede ci scrivono su Facebook e su Twitter e si nascondono dietro un dito, ma sono molto visibili. Essi sono coloro che nella vita non agiranno mai nè nel bene nè nel male, senza mai osare avere una idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte.

Dante inseriva nel contesto anche gli Angeli, figure che ci danno fiducia e di cui nessuno potrebbe mai dubitare. Oggi inseriamo nel contesto chi ci sta molto vicino, figure all’apparenza amichevoli ma prive di carattere.

La nostra società oggi è spinta da questi individui definibili come “pecore”. Per avere in cambio qualcosa farebbero di tutto,  sono coloro che scendono a patti pur di trarne benefici mettendo le proprie idee e individualità in secondo piano.

La politica è piena, la finanza è piena, il denaro giostra e decide tutto.

Vorrei citare il III passo dell’inferno di Dante, credo che merita perdere qualche secondo in più per capire quanto avesse ragione.

«  E io ch’avea d’error la testa cinta,

dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.

Ed elli a me: “Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.

E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. »

C’è poi chi addirittura fa di meglio aggiungendo un tocco di ipocrisia.

Non faccio nomi, ma la storia è reale, è accaduto su Twitter.

Esiste un personaggio famoso che fattura miliardi con la sua nota marca di abbigliamento che ha dichiarato che lui paga troppe tasse, ma è circondato da ogni tipo di lusso. Allo stesso tempo c’è chi si dichiara fan (moltissimi) di questo tipo definendolo interessante e cui vale la pena seguirlo.

Poi…

Esiste mio padre che è un operaio non è famoso e non guadagna miliardi e paga le tasse, è circodato da problemi su come arrivare a fine mese.  Allo stesso tempo non esiste nessun altro fan di mio padre a parte me.

Due storie diverse, due opposti. Io adesso non voglio giudicare, ma farvi riflettere. Questo è un piccolo specchietto che credo rifletta molti problemi dell’Italia di oggi.

Cosa ne pensate?